Categoria: performance

“il minore dio creatore” interpretato da Lea Barletti

Per l’ultima delle messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello ho diretto Lea Barletti in una “rilettura” de “il minore dio creatore”.

Lea ha improvvisato, assieme a me, la maggior parte delle scene. Poi ha lasciato che le suggerissi alcuni gesti. Infine mi ha consentito di indulgere. La ringrazio infinitamente di questo grande regalo.

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“il minore dio creatore” – scritto e diretto da Loredana De Vitis, interpretato da Lea Barletti

messinscena d’affanni / quadro 5 di 5, su “il minore dio creatore”

La parola “fine” m’è sempre piaciuta. Provo un senso di compiutezza soltanto a sentirla. Fine. Finito. Concluso. Le mie messinscena d’affanni si sono chiuse il 22 settembre 2012 (scheda). Grazie per l’ultima volta a Ubaldo che ha colto molto bene il senso di “svuotamento” che ho desiderato dare alla serata.


“Messinscena d’affanni” è finita. L’ultima foglia è caduta il 22 settembre, in una piacevole e calda serata di inizio autunno. Il racconto messo in scena è stato il minore dio creatore. A dire il vero, più che messo in scena, si potrebbe dire messo in video. Sì, lo so non si dice e, forse, non vuol dir nulla. Ma è proprio così. Perché grazie all’eleganza, l’espressività e potenza vocale di Lea Barletti, il racconto di Loredana De Vitis ha trovato una nuova vita e una nuova dimensione. A fare tutto il resto ci ha pensato il contesto che non si finirà mai di elogiare: km97.

E non dipende dall’assenza o presenza di occhiali che offuscano. “Mi tolgo gli occhiali e mi godo il panorama”, scrive Loredana nel migliore dei suoi racconti. No, in questa serata è tutto vero, tutto creazione del personalissimo e intimo “minore dio creatore che plasma per me quello che voglio” in molto meno dei canonici 7 giorni della creazione.

A fine serata c’è l’abbraccio virtuale di Loredana a tutti i presenti. In attesa di qualche nuova fulminante iniziativa che siamo sicuri arriverà presto. È un arrivederci, non è un addio, ma si potrebbe chiudere, tuttavia, con le parole di Paolo Conte: “È tutto un grande addio, un giorno Gondrand passerà, col camion giallo porterà, via tutto quanto e poi più niente resterà”.

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni / quadro 4 di 5, su “chatt’ami ti prego chatt’ami”

Per la quarta (e penultima) volta il caro Ubaldo si diverte a scrivere delle mie “messiscena”. In deliziosa forma di chat, ecco un dialogo con l’amico Dario Goffredo, assente giustificato il 21 luglio 2012 (scheda), quando al km97 abbiamo drammatizzato il mio racconto “chatt’ami ti prego chatt’ami”.


12.26
Ciao Dario!
12.29
Ciao, Ubaldo!
12.31
Come va?
12.33
Insomma, il matrimonio è stato faticoso.
12.35
In effetti i matrimoni sono sempre faticosi… e tutti uguali. Mai nessuno che esca fuori dagli schemi. In ogni caso te lo sei meritato. Ti ho dovuto sostituire! 🙂
12.36

12.37
Si, lo sai, lo sai! Ma è andata bene. Sono cose che mi divertono.
12.39
Racconta, dai!
12.40
Non te lo meriti, ma è stata una bella serata, a parte il fatto che mancavi tu.
12.41
Insisti… non potevo!
12.42
Ci mancherebbe pure che potevi e non fossi venuto. Comunque: bellissima serata estiva. Cielo stellato, bella musica.
12.44
Cristina Cagnazzo?
12.45
Sì, ieri era tutta in rosso. Questa volta ho notato anche il fiore rosso sui capelli.
12.47
🙂
12.47
Molto bravo anche Giovanni. Un attore naturale.
12.48
Non lo conosco.
12.49
Dovresti … conoscerlo, intendo.
12.50
E Andrea?
12.50
C’era anche lui. Sfinito come al solito. Ma era tutto organizzato alla perfezione. Come sempre. Quel Casello è proprio bello! … Poi c’erano i quadri di Monica Lisi, i disegni di Jack Bollino eccetera.
12.53
Un po’ ripetitivo?!
12.54
No, ma che dici… e poi: non sei mai venuto… sorvolo e non infierisco! C’erano anche dei vecchi computer a fare da sfondo e delle tastiere, servivano alla messa in scena del racconto. E, poi, ancora: candele e delle sedie…
12.57
… quali sedie?
12.58
… quelle da chiesa… non so come si chiamino.
13.00
Ah…
13.01
Ho capito… che non hai capito. È la “morale dei miei” di cui parla Loredana nel racconto … ma l’hai letto il racconto?!
13.02

13.02

13.03
E Loredana? Era il suo compleanno…
13.04
No, non proprio, era ieri. Comunque era felice, almeno così sembrava. Rimandata come attrice, promossa come scrittrice.
13.06
Ahahah
13.07
Ha anche presentato il suo nuovo libro: “tanto già lo sapevo”.
13.08
Che bella sorpresa, sarà contenta?
13.09
… penso di sì.
13.10
Ok, ora ti lascio e vado a mare.
13.12
Ok, io penso a ciò che devo scrivere per raccontare e descrivere la serata.
13.14
Sono proprio curioso.
13.15
Fai bene ad esserlo…
13.16
A cosa stai pensando?
13.17
Be patient!

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni / quadro 3 di 5, su “Voglio venire via con te”

Il mix voce recitante / chitarra elettrica / danza contemporanea / arte contemporanea pare abbia sortito l’effetto che speravo: un piccolo, grande shock! Ecco il racconto del terzo appuntamento (9 giugno 2012, scheda) della rassegna messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello, ispirata alle mie “storie d’amore inventato”.


Il centro del mondo non esiste. Eppure una qualsiasi città nel profondo Sud dei Santi può essere il centro di un microcosmo, il luogo di persone di provenienza diversa – Melbourne, Harlesden, Watford, Amsterdam, Petilia Policastro, Manduria, Brindisi, Lecce. È il bello della società moderna: varia, multiculturale, eterogenea e imprevedibile. È questo il senso più profondo dell’opera di Monica Lisi che ha fatto da cornice allo spettacolo ispirato al racconto Voglio venire via con te di Loredana De Vitis realizzato al km97, che non è il chilometro di una superstrada qualsiasi, ma un suggestivo ex casello ferroviaro già restaurato e decorato (divinamente), per l’occasione, dalla solita “insopportabile” pignoleria della protagonista indiscussa della serata: Loredana De Vitis.

Vittima, si fa per dire, delle maniacali richieste devitisiane il malcapitato Andrea Verardi, ormai candidato ufficiale, dopo tre serate e quattro mesi di terapia al fianco di Loredana, al ruolo di martire, santo, beato e se vi viene in mente qualcos’altro… proponetelo pure. Il martirizzato Andrea è costretto a girare tutta la sera a risolvere problemi e a migliorare la già ottima organizzazione: dal suono alle candele, dalle luci alla musica fino alla vendita dei libri (di Loredana, naturalmente). Per Andrea ci solo desideri altrui da realizzare. Ma si sa. La perfezione è una bestia che non lascia spazio all’improvvisazione. E poi lo fa benissimo.

A presentare la serata c’è la varesina (l’accento non lascia alcun dubbio) Giovanna Parmigiani, antropologa di professione. Straniera in ogni luogo, si spera che almeno al km97 abbia trovato, per poche ore, pace, accoglienza e casa. Giovanna Parmigiani ci ha ricordato quanto i testi di Loredana De Vitis siano ricchi di spunti sulla sapienza del corpo. Amen.

La musica dark, intensa e penetrante – ma soprattutto inedita – della serata è della bravissima Cristina Cagnazzo. Per darsi un tocco più femminile indossa un vestitino estivo, un bel rossetto rosso e un impresentabile fiore rosso sui capelli. Promossa. In ogni caso non si ben comprende se il carisma e il magnetismo che emana siano dovuti al suo fascino, alla sua bravura o al potere della chitarra elettrica. Forse una combinazione e miscela perfetta di questi tre elementi.

Lo spettacolo è poi completato da Alessandra Pallara e del suo phisique du rôle. La sua performance di contorsioni sensuali, leggiadre ed elastiche riempiono lo spazio… fisico e mentale. La Genesi alle sue spalle, un quadro dell’onnipresente (quando c’è di mezzo Loredana) Monica Lisi, s’intona con il linguaggio del corpo di Alessandra Pallara che in pochi metri quadrati non solo deve aver percorso diversi chilometri ma anche, cosa molto più difficile e complessa, comunicato il senso della vita e dell’esistenza. Il rapporto tra linguaggio e scrittura, tra corpo e vita. I suoi movimenti e il flusso energetico sembravano rappresentare l’albero della vita.

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni / quadro 2 di 5, su “Questa è da bruciare”

Ho l’impressione che il secondo appuntamento della rassegna messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello, ispirata alle mie “storie d’amore inventato”, abbia agitato acque profonde. Ecco cosa è venuto in mente a Ubaldo Villani-Lubelli la notte del 28 aprile 2012 (scheda): abbiamo tutte e tutti “Qualcosa da bruciare”?


«Buonasera Yukio».
«Buonasera».
«Una tazza di tisana?».
«Che tisana è?».
«Non lo so… mele, melissa e liquirizia… forse…».
«Meglio una birra».

Dopo qualche minuto lo spettacolo è iniziato. Yukio è lì a riflettere, osservare. Un kimono e una hakama, un vestito antico. Buona musica e qualche sorriso d’intesa.

«Che ti pare?».
«Le parole necessitano di uno spazio fisico occupato dal corpo. Scrittura e realtà sono due elementi indispensabili per scrivere romanzi… ma perché quello dorme? Sembra pure che abbia un parrucchino!».
«Ahahah. In ogni caso non ho capito che volevi dire. Ti ho chiesto: Che ti pare lo spettacolo?».
«Bella questa lampada dell’Ikea».
«Ti avevo chiesto che ne pensi!».
«Allora, vedo che non capisci proprio. Scrittura e realtà sono due elementi indispensabili. Li si deve dominare e a poco a poco si ha la sensazione di esistere e di agire».
«Si, ok… ma il corpo che c’entra?».

«Il Corpo possiede una propria logica, una propria forma di pensiero. La Bellezza e il Silenzio non sono le uniche caratteristiche del Corpo. Il Corpo è dotato di una propria loquacità specifica. È quello che stai vedendo stasera. Un’opera d’arte, per essere tale, richiede il concetto di forma che racchiude, in sé, una splendida e radiosa opera organica: il Corpo».
«Sono scettico… o forse non ho capito».
«Mi spiego meglio: la sensazione di esistere, così come la forza, non è tale se non ha un oggetto a cui applicarsi, è il rapporto fondamentale tra noi e il mondo. Veniamo forgiati a somiglianza del mondo. Nello spazio vuoto si nasconde “qualcosa”. Ora ti è più chiaro il rapporto tra corpo e parola, linguaggio e arte?».
«Un po’… non ci avevo mai pensato».
«Sì lo so… l’ho pensato io infatti!».

Continua Yukio: «Con l’intelletto e l’intuito artistico, poi, non è possibile procedere oltre dieci o venti passi di distanza. Solo l’arte esprime quell’entità ignota, quel “qualcosa”. Ma serve un mezzo».
«Le parole!».
«Bravo, esatto! Vedo che hai capito! Le parole sono un mezzo di astrazione».
«E l’artista?».
Yukio ride. «L’artista è l’Essere – vedi quel cartello? No uomo, no donna, no maschio, no femmina. L’Essere è partito dal dubbio sull’atto stesso dell’esprimersi e non può accontentarsi dell’espressione. Le parole manifestano l’indicibile».
«Una sorta di perversione del linguaggio».
«Sì, è proprio così. La parola è un mezzo che trasforma in astrazioni la realtà per trasmetterla alla nostra comprensione».

«Una volta hai scritto: La formazione del pensiero ha inizio con il tentativo di formulare in modi diversi un tema non ancora chiaro».
«Ah sì, non ricordo di averlo scritto. Ma è molto bello, lo condivido».
«Ma l’hai scritto proprio tu!».
«Mah… forse il mio alter-ego. Forse questo “pupazzo”».
«Ma è solo un abito, è solo decorativo».
«Ti sbagli, siamo noi. Questo pupazzo, quei sassolini lì, quel bigliettino che abbiamo bruciato. È il peso della nostra esistenza… la musica è proprio bella oggi. Ma che hai in mano?».
«Un angioletto di carta».
«Mmh… bello quel girasole!».
«C’è un momento di condivisione ora. Dobbiamo scrivere su questo biglietto ciò di cui vogliamo liberarci».
«È la gran moda del momento: condividere. Cose, emozioni, sentimenti, pensieri…».
«Ma tu che scrivi?».
«Non lo so. Forse niente. Lascio in bianco».
«Ma è da bruciare!?».
«Questa non è da bruciare!».
Lode a Mishima.

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni / quadro 1 di 5, su “acqua e rose, gerani e cose”

Questo è il racconto del primo appuntamento della rassegna messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello, ispirata alle mie “storie d’amore inventato”. Il 17 marzo 2012 abbiamo dedicato i nostri cuori al racconto acqua e rose, gerani e cose (scheda).


Quando Marley chiude gli occhi non immagina l’evoluzione della serata… c’è qualcosa di diverso al casello Km97. Sulla parete dietro al suo divano preferito, un gigantesco A-M-O-R-E nel linguaggio dei gesti ammicca alla storia, rappresentata sulla parete opposta, di rossella e andrea. e Rossella e Andrea. All’ingresso del casello una volta abbandonato ma a cui è stata data nuova vita, Morrison, intanto, gioca con strani cartoncini e statuette sulla scala che non si sa bene dove porti. Si diverte a buttare giù tutti quei disegni con scritte, solo apparentemente, prive di senso: “Senza peso nel fondo”, e giù… “dove si avvera il sogno”, giù anche questo… “un bacio accende la vita”, giù. “Mare dentro” e via. “No dai, Morrison scendi, su, vieni! Morrrisoooonnn”. Il rumore inconfondibile dei croccantini – crock crock crock – è un’attrazione irresistibile. Il felino scende dalla scale – agile e sicuro.

Quando Morrison raggiunge Marley sul divano, il ritmo della serata è ancora lento. Ma la musica lascia presagire qualcosa di speciale. Luci verdi. Luci rosse. Un faro con una forte luce bianca. Un basso e una chitarra elettrica. Un dittico sullo sfondo e tanti cuscini per terra. Filo conduttore: il colore rosso. Bamboline di carta appese sulle pareti. Wislawa Szymborska. 1001 angioletti di carta. Patatina libera per tutti.

Quando Marley e Morrison si svegliano sono le 21.47. La performance ha inizio. I Rossella e Andrea, amanti all’improvviso, s’incrociano con i Rossella e Andrea pulp e sanguinolenti. Sono due o quattro? Questione scabrosa e, soprattutto, imprevista alla quale neanche il “Dio dei massacri” potrà dare una risposta. “D’altronde nessuna garanzia / Che fossero loro. / Sì, forse, da lontano, / ma da vicino niente affatto.” Gli aedi sono a confronto. La saletta è piena, siamo ad incastro. Tutte parti di un puzzle mal composto. Le gambe si sfiorano. La musica di sottofondo è perfetta nel tono e nei tempi e risuona nelle storie d’amore inventate di Rossella e Andrea. Alla storia dolceamara e vera fa da contraltare quella più mortifera e rossa.

Quando Marley e Morrison si allontanano, un’umanità variegata e colorata popola la prima messinscena d’affanni in un casello: sciantose signore e giovani alternativi, molte gonne e minigonne, poche ballerine, ma tanti stivali e tacchi, un’esagerata sciarpa di lana doppia e una cravatta accennata sotto un caldo golfo invernale, tanto mascara e un paio di coppole fantasia. Occhiali di cellulosa neri alla moda. Gli occhi si cercano, le labbra si guardano e le tentazioni si parlano. Più semplicemente: storie d’amore inventato.

Quando Marley e Morrison tornano sul loro divano preferito, la serata con tanti affanni sembra finita. All’esterno del non-luogo alcuni sedili dismessi di un vecchio cinema con vista ferrovia. Le anime sono affatturate dal cielo stellato, dalla luna. Alberi di ulivo: una mite serata di fine inverno, 18,7 gradi centigradi. “Ogni inizio è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.”

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello

Messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello” è una rassegna ispirata alla raccolta di racconti “storie d’amore inventato”. Danza, musica, teatro e arti figurative interagiscono in cinque serate – una per racconto – ospitate in un casello ferroviario ristrutturato e divenuto uno strano… contenitore: Km97 (via della Ferrandina 5, sulla Lecce-Novoli).


Pubblicata in forma di autoproduzione nel settembre 2010, “storie d’amore inventato” si apre così alle libere interpretazioni di artiste e artisti che mettono in scena i cinque “affanni” d’amore raccontati: Massimiliano Manieri, scrittore e performer; Assunta Fanuli, che “ricerca e sperimenta il Sé attraverso la danza storica, il teatro e i costumi”; Alessandra Pallara, coreografa e danzatrice; Giovanni Carrozzini, studioso di filosofia; Lea Barletti, attrice.

Cinque racconti per cinque serate, ospitate tra marzo e settembre 2012 nel casello ferroviario ristrutturato dall’associazione Sum, Km97, sulla provinciale Lecce-Novoli (via della Ferrandina 5): uno spazio che dice del viaggio e della stasi, e di un grande investimento di energie e creatività per la valorizzazione delle produzioni “dal basso”. Tutto il casello, allora, racconterà nei suoi spazi l’amore tormentato dei cinque racconti contenuti nel libro: “Questa è da bruciare”, “il minore dio creatore”, “chatt’ami ti prego chatt’ami”, “acqua e rose, gerani e cose” e “Voglio venire via con te”.

Ci saranno gli artisti e le artiste, che interagiranno con la stessa autrice, le musiche dal vivo della cantautrice Christine IX (con Eva Muia nelle date di marzo e aprile) e il coordinamento di giornalisti, editor, studiosi e pensatori: Elena Riccardo, Gianpaolo Chiriacò, Giovanna Parmigiani, Dario Goffredo e Melissa Perrone.

In contemporanea in mostra – oltre alle “scenografie” rappresentate dagli art work polimaterici della pittrice Monica Lisi – alcune tavole illustrate inedite ispirate ai racconti. Queste ultime sono di Federico Bollino, fumettista e illustratore salentino, e Margherita Morotti, autrice della copertina di “rossella e andrea. e Rossella e Andrea”, vincitore del concorso nazionale Subway-Letteratura 2011.

Ogni serata sarà documentata dalle immagini di Annalinda Piroscia e i testi di Ubaldo Villani-Lubelli.

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