Io devo molto alla politica. Quella delle donne, meglio ancora quella dell’Udi, meglio ancora quella dell’Udi ispirata e guidata da Pina Nuzzo.
Pina Nuzzo l’ho conosciuta cinque anni fa. Da certi punti di vista, cinque anni fa la mia vita era molto diversa. Da un punto di vista soprattutto: molte cose di me io non le riuscivo a vedere. Ancora.
Quando Milena Carone m’ha presentato Pina Nuzzo, Pina Nuzzo m’è piaciuta. Perché Pina Nuzzo emanava una certa strana energia. Dico “strana” perché cinque anni fa l’avrei definita esattamente così. Adesso direi: un’energia bellissima e in un certo senso paurosa, una montagna che si muove.
C’è che Pina Nuzzo, proprio lei, quella prima volta e poi in molte altre occasioni, m’ha presentato me. M’ha presentato quella che nemmeno io sapevo vedere. Ha letto quello che avevo scritto, ha ascoltato quello che dicevo, ha guardato bene persino come muovevo le mani tra i tazzoni del the. Ha osservato il mio corpo muoversi nello spazio e m’ha presentato me.
M’ha chiesto di parlare, di scrivere, di viaggiare, di esprimere quello che avevo da dire. M’ha chiesto di tirar fuori Loredana da un posto che sentivo c’era ma non sapevo bene dov’era collocato. Non me l’ha chiesto come una madre, né come una che comanda le fila di qualcosa, né come una che si crede chissà chi. Me l’ha chiesto dando per scontato che avrei accettato. Perché sapeva che mi stava chiedendo cose che avrei saputo e potuto fare.
Ho ascoltato Pina e l’ho vista muoversi. Ho imparato molto, ho capito cosa vorrei per me e cosa non vorrei mai. Ha princìpi senza pregiudizi, ha studi e letture senza sterili posizioni intellettuali, ha creatività e pratica. Ma soprattutto ha sguardo, passione, lungimiranza.
Non mi sono mai sentita in posizione subalterna, mi sono sempre e solo sentita interpellata rispetto a quello che sapevo e potevo e volevo dare nella relazione reciproca e nella pratica collettiva.
Ci sto lavorando ancora su Loredana. Il lavoro sarà lungo, e so che quando mi parrà concluso dovrò ricominciare. Ma tutto è cominciato quella volta, quella volta che Pina Nuzzo per la prima volta m’ha presentato me.