Mese: Gennaio 2006

Welcome to Albània

Lo scopo del viaggio doveva essere quello di scrivere un reportage sul “paesaggio culturale” dell’Albania. Sei giorni sei. Pochissimo preavviso. Ok, partiamo. Qualche telefonata e via. Giusto il tempo di leggere un paio di testi e dei flash su internet. A dire il vero non volevo leggere di più. Perché partire con un’idea già bell’e fatta? Perché arrivare lì credendo di aver capito tutto?

Il paesaggio culturale. Sì. Di cosa stavamo parlando? Che cos’è la cultura? Più che raccogliere dati e “monitorare” la situazione, volevo mettermi in ascolto. Vivere la situazione e scrivere qualcosa di significante, a modo mio. Ero libera. E ho scelto di parlare di quello che mi sembrava più importante. E cioè di un “clima”, di un sentimento, di qualcosa che fosse percepibile nell’aria.

Un sentimento, quindi. Beh, questo sentimento è la frustrazione. E la voglia di essere riconosciuti parte dell’Europa. E la voglia di non essere discriminati.

L’ho chiamato Welcome to Albània. Benvenuti, perché non potevo pensare di parlare dell’Albania a 360 gradi. Albània e non Albanìa, anche perché è con quell’accento che nel periodo degli sbarchi – qualche anno fa – si sentiva nominare il Paese dall’altra parte dell’Adriatico. E perché è così che molti di noi salentini parlavano agli albanesi, per prenderli in giro, per dire che erano profughi. E morti di fame.

E perché parlavano così anche molti di quelli che li aiutavano: poverini… beh, che vuoi?, “albanesi sono”… e altre cose così. Ecco perché Welcome to Albània è un reportage sull’Albania ma anche sull’Italia. Sugli albanesi ma anche su noi italiani. Italiani spaghetti, pizza, mandolino, mamma…

Scarica Welcome to Albània

<div class="clearfix"></div>