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scrivere con altri tratti

Copertine e disegni nei libri sono al servizio della scrittura? Ne abbiamo discusso con Collettiva, l’editrice indipendente dei miei il posto di dio e amori in cottura e la risposta è stata: no. L’illustrazione è una forma d’arte che non “serve”, ma dialoga con chi scrive. A distanza di un anno dalla piccola rassegna “Scrivere con altri tratti. Illustrare secondo Collettiva”, vi ripropongo i video dei tre incontri che abbiamo organizzato online a cura mia e di Simona De Carlo.

Gli incontri si sono aperti con Paolo Fellico e Cristina Carlà, il primo autore dell’illustrazione di copertina di “Animula” di Mercedes Capone (Collettiva, 2019); la seconda autrice de “il colore delle cose fragili” (Collettiva, 2019), che ha scelto per l’illustrazione di copertina un’opera di Valeria Puzzovio. Due ruoli diversi, due sensibilità che si toccano, due copertine che si parlano. Questo è il video integrale dell’incontro.

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rassegna “Scrivere con altri tratti”: Paolo Fellico e Cristina Carlà dialogano con Loredana De Vitis e Simona De Carlo

Un secondo incontro ha riguardato la collana Orlando, che ho ideato e curato per Collettiva e nella quale il dialogo con l’illustrazione ha un ruolo centrale. Ne abbiamo parlato con Fabiola Berton e Roberta Ranieri, illustratrici con cui ho lavorato rispettivamente per “il posto di dio” e “amori in cottura”. Sono due artiste con le quali lavorare è stato fonte di ricchezza e bellezza. Ecco qualche ulteriore spunto, nel video integrale dell’incontro.

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rassegna “Scrivere con altri tratti”: Fabiola Berton e Roberta Ranieri dialogano con Loredana De Vitis e Simona De Carlo

Con Stefania “Anarkikka” Spanò abbiamo scelto di chiudere la rassegna: nota “illustrAutrice”, vignettista e copywriter femminista, ha firmato “Smettete di farci la festa” (People, 2021) ed è l’autrice della copertina e delle illustrazioni del recente “Stai zitta” di Michela Murgia (Einaudi, 2021). Con lei abbiamo parlato del legame imprescinbile tra arte e politica. Ecco il video integrale.

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rassegna “Scrivere con altri tratti”: Stefania Anarkikka Spanò dialoga con Loredana De Vitis e Simona De Carlo

Roberta Ranieri: l’illustratrice perfetta per “amori in cottura”

Desideravo che le parole s’intrecciassero poeticamente con i segni grafici, mantenendo una forte identità narrativa e tuttavia non prevalendovi. Desideravo che le pagine scorressero in equilibrio evidente tra storie e immagini, in un mix di profondità e leggerezza, di ironia e romanticismo non artefatto. Desideravo che i luoghi descritti e illustrati fossero allo stesso tempo fisici e del cuore. Lavorando con Roberta Ranieri ho realizzato questi desideri, mettendo al mondo l’edizione illustrata di “amori in cottura”: così la mia raccolta di racconti nata del 2015 è finalmente in libreria, grazie alla collaborazione con l’editrice indipendente Collettiva, nella sua versione definitiva. Di questa bravissima artista voglio raccontarvi di più.

Ho “scoperto” Roberta Ranieri grazie a Sabrina Barbante, una grande amica ma soprattutto un’eccellente “blogger & blogging coach”. Descrivendole la mia idea per la raccolta, il nome di Roberta è venuto fuori in quella che mi è apparsa una magia.

Classe 1994, cresciuta a Bari, Ranieri racconta per immagini “ciò che più la ispira: la Puglia, il mondo del cibo e dell’infanzia”. Si vede, e si sente: ne ho amato subito lo stile, e poi l’attenzione, la cura nella relazione con le mie parole, la capacità di ascolto e l’autonomia nel lavoro. Come per me, la Puglia per Roberta non è un limite, ma un punto di partenza. Come per me, la tenacia nel proporre autoproduzioni e idee è associata a un senso del proprio sé e delle proprie capacità molto forte. In pratica, ho trovato artisticamente una delle mie anime gemelle. Come detto, è una magia.

Su Instagram e Facebook si fa chiamare “qualcosa di erre” e io voglio presentarvela a partire da questo, con il suo aiuto.

Roberta, definisci “qualcosa di erre”: quel “qualcosa” è una parte di te, del tuo lavoro, dei tuoi interessi? Che cos’altro tiene fuori?

Ho scelto questo nome nel 2017 un po’ per gioco, un po’ perché è il primo passo che fai quando vuoi ritagliarti uno spazio sul web. Ciò che trovo bellissimo è che continua a significare tanto per me ancora oggi: non ho mai voluto etichettarmi, ma poter condividere le tante sfaccettature di me. Mostrare chi sono, quali sono i retroscena del mio lavoro e tutte le mie passioni, dalla cucina alla fotografia, dalla cancelleria all’hand lettering. Chi sceglie di entrare nel mio mondo sa che troverà tutto questo e anche un pizzico del mio caotico e sensibile modo di essere. Cosa rimane fuori? I miei timori e insicurezze, l’antipaticissima sindrome dell’impostore che accompagna tanti di noi creativi e la mia vita privata che svelo in piccole pillole.

Cosa hai pensato quando ti ho proposto di illustrare “amori in cottura”? Cosa ti ha fatto accettare la proposta?

Ho pensato sin da subito che fosse la congiunzione perfetta di due aspetti che amo e ricerco in tutta quella che è la mia quotidianità: le relazioni umane e la cucina. Come illustratrice l’ambito in cui mi sento più ispirata è quello del cibo, che per me sta per accoglienza, cura, famiglia. Dall’altro lato, da inguaribile romantica, sono stata subito catturata dai racconti e dalla tua penna, tanto che durante la prima lettura sono nate in me molte delle immagini che hanno poi preso vita nei mesi successivi. Una volta che ho capito che “amori in cottura” era una vera coccola per cuore e palato non ho potuto che accettare!

Le illustrazioni realizzate da Roberta non sono la fedele riproposizione dei racconti in altra forma, sono una finestra su un immaginario che si può fare proprio: mescolano personaggi, posti, situazioni e li restituiscono con pennellate che, alla fine della lettura, trovano piena comprensione.

Raccontaci come ci hai lavorato.

Inizialmente mi sono concentrata tanto sui testi, per andare più in profondità e capire quello che volevo comunicare. Solo dopo aver analizzato tutte le storie, le caratteristiche dei personaggi e degli ambienti, ho cominciato a disegnare. Ho usato l’acquerello mixato al disegno digitale per evocare situazioni, sensazioni, aggiungendo anche elementi che si intrecciano tra loro, come se tutte queste storie d’amore alla fin fine si svolgessero in un universo e tempo comune. Ecco perché ogni immagine si rivela nella sua totalità solo una volta completata la lettura del libro.

Roberta Ranieri

Torniamo a parlare di te. Come sei arrivata a essere la creativa che sei oggi?

Tutti gli strumenti creativi hanno sempre fatto parte della mia vita, sin da piccolissima. Già da appena sveglia a colazione avevo sempre in mano una penna, disegnavo ovunque. Era quasi un bisogno fisico quello di scarabocchiare, colorare, creare. Con gli studi poi ho abbandonato questa strada pensando che il mio futuro fosse altrove, non avevo mai valutato l’idea che potesse diventare qualcosa in più o addirittura un lavoro.
Una volta terminata la triennale in Scienze della Comunicazione, in un momento di vuoto e confusione sul “che cosa voglio fare davvero da grande”, mi sono rifugiata in quello che dopotutto mi aveva sempre fatto star bene: il disegno. Da quel momento non ho mai più smesso. In realtà è successo tutto molto spontaneamente, non l’ho percepita come una decisione ma come se la vita mi avesse rimesso davanti la strada che avevo fatto finta di non vedere per troppo tempo.

Che consigli daresti a chi avesse voglia di lavorare nell’illustrazione?

Consiglio di studiare e disegnare tanto, almeno un’ora ogni giorno o almeno ogni volta che si può. Di mettersi in gioco il più possibile, di sperimentare e cercare pian piano la propria voce, la propria unicità. Il percorso non è affatto semplice e per niente immediato, ma non esiste niente di più bello dell’imparare e in questo lavoro lo si fa in continuazione.

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