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messinscena d’affanni / quadro 4 di 5, su “chatt’ami ti prego chatt’ami”

Per la quarta (e penultima) volta il caro Ubaldo si diverte a scrivere delle mie “messiscena”. In deliziosa forma di chat, ecco un dialogo con l’amico Dario Goffredo, assente giustificato il 21 luglio 2012 (scheda), quando al km97 abbiamo drammatizzato il mio racconto “chatt’ami ti prego chatt’ami”.


12.26
Ciao Dario!
12.29
Ciao, Ubaldo!
12.31
Come va?
12.33
Insomma, il matrimonio è stato faticoso.
12.35
In effetti i matrimoni sono sempre faticosi… e tutti uguali. Mai nessuno che esca fuori dagli schemi. In ogni caso te lo sei meritato. Ti ho dovuto sostituire! 🙂
12.36

12.37
Si, lo sai, lo sai! Ma è andata bene. Sono cose che mi divertono.
12.39
Racconta, dai!
12.40
Non te lo meriti, ma è stata una bella serata, a parte il fatto che mancavi tu.
12.41
Insisti… non potevo!
12.42
Ci mancherebbe pure che potevi e non fossi venuto. Comunque: bellissima serata estiva. Cielo stellato, bella musica.
12.44
Cristina Cagnazzo?
12.45
Sì, ieri era tutta in rosso. Questa volta ho notato anche il fiore rosso sui capelli.
12.47
🙂
12.47
Molto bravo anche Giovanni. Un attore naturale.
12.48
Non lo conosco.
12.49
Dovresti … conoscerlo, intendo.
12.50
E Andrea?
12.50
C’era anche lui. Sfinito come al solito. Ma era tutto organizzato alla perfezione. Come sempre. Quel Casello è proprio bello! … Poi c’erano i quadri di Monica Lisi, i disegni di Jack Bollino eccetera.
12.53
Un po’ ripetitivo?!
12.54
No, ma che dici… e poi: non sei mai venuto… sorvolo e non infierisco! C’erano anche dei vecchi computer a fare da sfondo e delle tastiere, servivano alla messa in scena del racconto. E, poi, ancora: candele e delle sedie…
12.57
… quali sedie?
12.58
… quelle da chiesa… non so come si chiamino.
13.00
Ah…
13.01
Ho capito… che non hai capito. È la “morale dei miei” di cui parla Loredana nel racconto … ma l’hai letto il racconto?!
13.02

13.02

13.03
E Loredana? Era il suo compleanno…
13.04
No, non proprio, era ieri. Comunque era felice, almeno così sembrava. Rimandata come attrice, promossa come scrittrice.
13.06
Ahahah
13.07
Ha anche presentato il suo nuovo libro: “tanto già lo sapevo”.
13.08
Che bella sorpresa, sarà contenta?
13.09
… penso di sì.
13.10
Ok, ora ti lascio e vado a mare.
13.12
Ok, io penso a ciò che devo scrivere per raccontare e descrivere la serata.
13.14
Sono proprio curioso.
13.15
Fai bene ad esserlo…
13.16
A cosa stai pensando?
13.17
Be patient!

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni / quadro 2 di 5, su “Questa è da bruciare”

Ho l’impressione che il secondo appuntamento della rassegna messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello, ispirata alle mie “storie d’amore inventato”, abbia agitato acque profonde. Ecco cosa è venuto in mente a Ubaldo Villani-Lubelli la notte del 28 aprile 2012 (scheda): abbiamo tutte e tutti “Qualcosa da bruciare”?


«Buonasera Yukio».
«Buonasera».
«Una tazza di tisana?».
«Che tisana è?».
«Non lo so… mele, melissa e liquirizia… forse…».
«Meglio una birra».

Dopo qualche minuto lo spettacolo è iniziato. Yukio è lì a riflettere, osservare. Un kimono e una hakama, un vestito antico. Buona musica e qualche sorriso d’intesa.

«Che ti pare?».
«Le parole necessitano di uno spazio fisico occupato dal corpo. Scrittura e realtà sono due elementi indispensabili per scrivere romanzi… ma perché quello dorme? Sembra pure che abbia un parrucchino!».
«Ahahah. In ogni caso non ho capito che volevi dire. Ti ho chiesto: Che ti pare lo spettacolo?».
«Bella questa lampada dell’Ikea».
«Ti avevo chiesto che ne pensi!».
«Allora, vedo che non capisci proprio. Scrittura e realtà sono due elementi indispensabili. Li si deve dominare e a poco a poco si ha la sensazione di esistere e di agire».
«Si, ok… ma il corpo che c’entra?».

«Il Corpo possiede una propria logica, una propria forma di pensiero. La Bellezza e il Silenzio non sono le uniche caratteristiche del Corpo. Il Corpo è dotato di una propria loquacità specifica. È quello che stai vedendo stasera. Un’opera d’arte, per essere tale, richiede il concetto di forma che racchiude, in sé, una splendida e radiosa opera organica: il Corpo».
«Sono scettico… o forse non ho capito».
«Mi spiego meglio: la sensazione di esistere, così come la forza, non è tale se non ha un oggetto a cui applicarsi, è il rapporto fondamentale tra noi e il mondo. Veniamo forgiati a somiglianza del mondo. Nello spazio vuoto si nasconde “qualcosa”. Ora ti è più chiaro il rapporto tra corpo e parola, linguaggio e arte?».
«Un po’… non ci avevo mai pensato».
«Sì lo so… l’ho pensato io infatti!».

Continua Yukio: «Con l’intelletto e l’intuito artistico, poi, non è possibile procedere oltre dieci o venti passi di distanza. Solo l’arte esprime quell’entità ignota, quel “qualcosa”. Ma serve un mezzo».
«Le parole!».
«Bravo, esatto! Vedo che hai capito! Le parole sono un mezzo di astrazione».
«E l’artista?».
Yukio ride. «L’artista è l’Essere – vedi quel cartello? No uomo, no donna, no maschio, no femmina. L’Essere è partito dal dubbio sull’atto stesso dell’esprimersi e non può accontentarsi dell’espressione. Le parole manifestano l’indicibile».
«Una sorta di perversione del linguaggio».
«Sì, è proprio così. La parola è un mezzo che trasforma in astrazioni la realtà per trasmetterla alla nostra comprensione».

«Una volta hai scritto: La formazione del pensiero ha inizio con il tentativo di formulare in modi diversi un tema non ancora chiaro».
«Ah sì, non ricordo di averlo scritto. Ma è molto bello, lo condivido».
«Ma l’hai scritto proprio tu!».
«Mah… forse il mio alter-ego. Forse questo “pupazzo”».
«Ma è solo un abito, è solo decorativo».
«Ti sbagli, siamo noi. Questo pupazzo, quei sassolini lì, quel bigliettino che abbiamo bruciato. È il peso della nostra esistenza… la musica è proprio bella oggi. Ma che hai in mano?».
«Un angioletto di carta».
«Mmh… bello quel girasole!».
«C’è un momento di condivisione ora. Dobbiamo scrivere su questo biglietto ciò di cui vogliamo liberarci».
«È la gran moda del momento: condividere. Cose, emozioni, sentimenti, pensieri…».
«Ma tu che scrivi?».
«Non lo so. Forse niente. Lascio in bianco».
«Ma è da bruciare!?».
«Questa non è da bruciare!».
Lode a Mishima.

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

messinscena d’affanni / quadro 1 di 5, su “acqua e rose, gerani e cose”

Questo è il racconto del primo appuntamento della rassegna messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello, ispirata alle mie “storie d’amore inventato”. Il 17 marzo 2012 abbiamo dedicato i nostri cuori al racconto acqua e rose, gerani e cose (scheda).


Quando Marley chiude gli occhi non immagina l’evoluzione della serata… c’è qualcosa di diverso al casello Km97. Sulla parete dietro al suo divano preferito, un gigantesco A-M-O-R-E nel linguaggio dei gesti ammicca alla storia, rappresentata sulla parete opposta, di rossella e andrea. e Rossella e Andrea. All’ingresso del casello una volta abbandonato ma a cui è stata data nuova vita, Morrison, intanto, gioca con strani cartoncini e statuette sulla scala che non si sa bene dove porti. Si diverte a buttare giù tutti quei disegni con scritte, solo apparentemente, prive di senso: “Senza peso nel fondo”, e giù… “dove si avvera il sogno”, giù anche questo… “un bacio accende la vita”, giù. “Mare dentro” e via. “No dai, Morrison scendi, su, vieni! Morrrisoooonnn”. Il rumore inconfondibile dei croccantini – crock crock crock – è un’attrazione irresistibile. Il felino scende dalla scale – agile e sicuro.

Quando Morrison raggiunge Marley sul divano, il ritmo della serata è ancora lento. Ma la musica lascia presagire qualcosa di speciale. Luci verdi. Luci rosse. Un faro con una forte luce bianca. Un basso e una chitarra elettrica. Un dittico sullo sfondo e tanti cuscini per terra. Filo conduttore: il colore rosso. Bamboline di carta appese sulle pareti. Wislawa Szymborska. 1001 angioletti di carta. Patatina libera per tutti.

Quando Marley e Morrison si svegliano sono le 21.47. La performance ha inizio. I Rossella e Andrea, amanti all’improvviso, s’incrociano con i Rossella e Andrea pulp e sanguinolenti. Sono due o quattro? Questione scabrosa e, soprattutto, imprevista alla quale neanche il “Dio dei massacri” potrà dare una risposta. “D’altronde nessuna garanzia / Che fossero loro. / Sì, forse, da lontano, / ma da vicino niente affatto.” Gli aedi sono a confronto. La saletta è piena, siamo ad incastro. Tutte parti di un puzzle mal composto. Le gambe si sfiorano. La musica di sottofondo è perfetta nel tono e nei tempi e risuona nelle storie d’amore inventate di Rossella e Andrea. Alla storia dolceamara e vera fa da contraltare quella più mortifera e rossa.

Quando Marley e Morrison si allontanano, un’umanità variegata e colorata popola la prima messinscena d’affanni in un casello: sciantose signore e giovani alternativi, molte gonne e minigonne, poche ballerine, ma tanti stivali e tacchi, un’esagerata sciarpa di lana doppia e una cravatta accennata sotto un caldo golfo invernale, tanto mascara e un paio di coppole fantasia. Occhiali di cellulosa neri alla moda. Gli occhi si cercano, le labbra si guardano e le tentazioni si parlano. Più semplicemente: storie d’amore inventato.

Quando Marley e Morrison tornano sul loro divano preferito, la serata con tanti affanni sembra finita. All’esterno del non-luogo alcuni sedili dismessi di un vecchio cinema con vista ferrovia. Le anime sono affatturate dal cielo stellato, dalla luna. Alberi di ulivo: una mite serata di fine inverno, 18,7 gradi centigradi. “Ogni inizio è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.”

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

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