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a proposito di “Fuori non c’è nessuno”

“Fuori non c’è nessuno”, il romanzo di Claudia Bruno (effequ, 2016), è una “ninna nanna di periferia”? Così lo definisce il sottotitolo, io non saprei dirlo. Forse perché non mi piacciono le ninne nanne, forse perché associo le ninne nanne a sequenze di suoni tristi o almeno malinconici e a me la malinconia non piace non la sopporto, forse perché conosco Claudia non tanto ma abbastanza per non riuscire a distinguere ciò che leggo da ciò che penso di capire, fatto sta che non saprei definirlo una ninna nanna né una ninna nanna di periferia. Perché questa definizione gli darebbe in fondo un certo senso di tenerezza o, appunto, almeno di malinconia, e la capacità di “confinare” l’intreccio narrato in un posto, appunto, periferico.

Invece io dico che questo è un romanzo sul nulla… cosmico, sul nulla che è ovunque, sul nulla in cui si nasce si cresce si muore, sul nulla in cui si impara a vivere senza attaccarsi a niente e nessuno e senza esser-ci. Il nulla delle cose che s’accumulano e di quelle che non ci sono, il nulla di luoghi brutti in cui per forza di cose impari a muoverti e a volte scegli di smettere di farlo, il nulla che alla fine ti isola nel nocciolo di un’esistenza dalla quale non riesci a uscire per venire in contatto – in vero contatto – con qualcuno che non sei tu. Anche se le vite [e i corpi] di Greta e Michela [le (apparenti) protagoniste principali] appaiono intrecciate saldamente, restano singole come singole sono tutte quelle dei personaggi/non-personaggi che nella storia s’aggirano come s’aggirerebbero in uno spazio… vuoto. Il nulla, appunto.

Piana Tirrenica è un posto inventato? Il Sud che vi si paragona è un posto migliore? Qual è la periferia? Io non so dirlo, io non so dire – Claudia – se quello che ho letto è diverso da quello che sento tanto spesso aggirandomi per il Sud dove vivo. Pieno di nulla, in cui è necessario cercare e costruire il bello con ogni energia possibile per non soccombere a quello stesso nulla che devi definire per avere qualcosa cui aggrapparti, il nulla che tu così lievemente drammaticamente racconti. Un nulla (anche) generazionale: ho rivisto, rivissuto, sentito suoni sapori odori oggetti persone di un’adolescenza in fondo molesta, uscite dalla quale non abbiamo potuto trovare sufficienti occasioni di bellezza, di opportunità, di luce, di futuro.

Un romanzo che scorre velocissimo, che devi rileggere per non lasciare che ti trascini nel nulla, scritto quindi perfettamente per farti mimeticamente piombare nel disperato vuoto che ci circonda. Fuori non c’è nessuno. E neanche dentro si sta troppo bene.

Claudia bellissima è stata da me

Claudia Bruno bellissima è stata da me, per iosonobellissima.

Ha riempito la mia casa e la mia vita di sorrisi, s’è accorta di certa elettricità, dice che mi ha vista “da vicino”. Vorrei tanto sapere che vuol dire esattamente, ma ho paura a chiederglielo così esplicitamente.

Abbiamo parlato di danze, di uomini, di donne, di politica, di cibo.

L’ho chiusa in casa, tanta l’abitudine a vivere da sola. Non si è arrabbiata per niente: le ho riportato le chiavi correndo sulla bicicletta e ha soltanto sorriso masticando un biscotto.

Siamo state in piazzaduomo e in piazzasantoronzo, ho fatto proprio la… leccese, le ho cantato canzoni sceme, le ho detto di santirene, le ho spiegato quanto siamo assurdi.

Claudia ha molto osservato, ha notato un bel po’ delle mie ossessioni, tipo quella d’avere un contenitore o un posto specifico per quasi ogni cosa.

Le ho raccontato la leggenda del demone piovra e lei, giustamente, ha sintetizzato come tutte: è un polpo.

Vorrei che tornasse presto, anche se ne sono stata pure terribilmente gelosa. Julia l’ha subito amata. Julia ama tutti, direte voi. Non è vero! Ha voluto dormire con lei. Con lei! Ero gelosa, gelosissima! Comunque abbiamo recuperato: Julia ha fatto cento volte le fusa a me e mi sono messa l’anima in pace.

E poi, tornata lì dove vive, Claudia l’ha raccontata così.

cose imparate in tre giorni

la poesia è un’arma spietata, non ti risparmierà
il gallo non canta solo all’alba, soprattutto di domenica
la pietra delle case pugliesi d’inverno ha un odore inconfondibile
i pozzi sono gli antenati dei condizionatori
la neve al nord è come la livella al sud
esiste un porta-cosa, per ogni cosa
una santa ne vale almeno tre
non tutti i binari sono impermeabili
per pregare, puoi suonare i passi in una chiesa vuota
se avete la pressione alta, forse volete uccidere qualcuno
“via delle anime” esiste
zoppicare è tutto tranne che un impedimento nel procedere
la coda è fondamentale
le parole si camminano
il migliore amico della donna è il polpo
la massima espressione della presenza è il silenzio
l’amore per una terra è un indicibile segreto
perdere la carta d’identità in aereo può essere un avvertimento
il rustico leccese dà dipendenza e assuefazione

La amo.

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