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Lecce adagio

La città vecchia s’apprezza meglio in bicicletta evitando le vie principali, pedalando si può scorrere il presente dentro la storia, l’alternarsi di luci e ombre, la vita dietro grate e finestre, il bucato steso negli angoli, gli odori etnici accanto alle polpette.

Il momento perfetto è subito dopo la pioggia, ché i leccesi fuori dalle mura la intasano d’auto ma dentro la lasciano praticamente deserta. Su due ruote bastano dieci minuti per spaccarla, ma anche per rischiare di spaccarsi qualcos’altro, per cui conviene alternare l’ammirazione per i balconi e le chiese barocche [e questa città che cambia raccontando invece d’essere sempre la stessa] all’attenzione per quel che accade sotto le ruote: sulle stradine s’alternano basolato antico, vecchio e finto-vecchio, nuovo bocciardato, asfalto rattoppato.

A Lecce procedere adagio. Grazie.

se telefonando

clic. ho dovuto scattare. una scena così interessante.
poi canticchiare [setelefonandoiopotessidirtiaddio].
dirsi “mah, no, no”.
tirare a indovinare “cosa può essere successo?”.
poi pensare a una storia da inventare.
infine concentrarsi su un dettaglio un solo unico dettaglio.
la ruota della bici nel foro sulla destra.
dev’essere che mi manca, contuttoquestofreddo non ci sono andata. mi manca la mia bicicletta.

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