Non mi faccio sentire da un po’. Sono giorni intensi. Ho sperato a lungo di poter continuare a prendere la bicicletta ogni giorno, pedalare lungo le vie della mia città, mantenere tempi e ritmi che ho imparato ad amare. Ma poi ho dovuto rassegnarmici: bisogna stare a casa. Lavorare da casa. Trovare nuovi tempi e ritmi.
Ho pianto alcune volte per non saper che fare prima. Rispondere a una telefonata, scrivere una e-mail, programmare una videoconferenza, tenere in braccio e parlare con mio figlio che non si capacita ch’io possa e debba fare tutte queste cose per tante ore ogni giorno.
Sento che è già arrivato un tempo nuovo. Continuo a lavorare, riassesto gli orari della scrittura, osservo Giovanni fare e dire cose finora sconosciute. Comincio a riallinearmi. Serbo nel cuore e nella mente il dolore per quel che leggo, cerco di rielaborarlo per il futuro. Perché niente sarà più com’era. E ci sarà bisogno di risorse nuove per questo mondo rivoltato.
Ho scattato questa foto l’ultimo giorno possibile. Andrà tutto bene? Andrà.