Mese: Aprile 2012

messinscena d’affanni / quadro 2 di 5, su “Questa è da bruciare”

Ho l’impressione che il secondo appuntamento della rassegna messinscena d’affanni in cinque quadri e un casello, ispirata alle mie “storie d’amore inventato”, abbia agitato acque profonde. Ecco cosa è venuto in mente a Ubaldo Villani-Lubelli la notte del 28 aprile 2012 (scheda): abbiamo tutte e tutti “Qualcosa da bruciare”?


«Buonasera Yukio».
«Buonasera».
«Una tazza di tisana?».
«Che tisana è?».
«Non lo so… mele, melissa e liquirizia… forse…».
«Meglio una birra».

Dopo qualche minuto lo spettacolo è iniziato. Yukio è lì a riflettere, osservare. Un kimono e una hakama, un vestito antico. Buona musica e qualche sorriso d’intesa.

«Che ti pare?».
«Le parole necessitano di uno spazio fisico occupato dal corpo. Scrittura e realtà sono due elementi indispensabili per scrivere romanzi… ma perché quello dorme? Sembra pure che abbia un parrucchino!».
«Ahahah. In ogni caso non ho capito che volevi dire. Ti ho chiesto: Che ti pare lo spettacolo?».
«Bella questa lampada dell’Ikea».
«Ti avevo chiesto che ne pensi!».
«Allora, vedo che non capisci proprio. Scrittura e realtà sono due elementi indispensabili. Li si deve dominare e a poco a poco si ha la sensazione di esistere e di agire».
«Si, ok… ma il corpo che c’entra?».

«Il Corpo possiede una propria logica, una propria forma di pensiero. La Bellezza e il Silenzio non sono le uniche caratteristiche del Corpo. Il Corpo è dotato di una propria loquacità specifica. È quello che stai vedendo stasera. Un’opera d’arte, per essere tale, richiede il concetto di forma che racchiude, in sé, una splendida e radiosa opera organica: il Corpo».
«Sono scettico… o forse non ho capito».
«Mi spiego meglio: la sensazione di esistere, così come la forza, non è tale se non ha un oggetto a cui applicarsi, è il rapporto fondamentale tra noi e il mondo. Veniamo forgiati a somiglianza del mondo. Nello spazio vuoto si nasconde “qualcosa”. Ora ti è più chiaro il rapporto tra corpo e parola, linguaggio e arte?».
«Un po’… non ci avevo mai pensato».
«Sì lo so… l’ho pensato io infatti!».

Continua Yukio: «Con l’intelletto e l’intuito artistico, poi, non è possibile procedere oltre dieci o venti passi di distanza. Solo l’arte esprime quell’entità ignota, quel “qualcosa”. Ma serve un mezzo».
«Le parole!».
«Bravo, esatto! Vedo che hai capito! Le parole sono un mezzo di astrazione».
«E l’artista?».
Yukio ride. «L’artista è l’Essere – vedi quel cartello? No uomo, no donna, no maschio, no femmina. L’Essere è partito dal dubbio sull’atto stesso dell’esprimersi e non può accontentarsi dell’espressione. Le parole manifestano l’indicibile».
«Una sorta di perversione del linguaggio».
«Sì, è proprio così. La parola è un mezzo che trasforma in astrazioni la realtà per trasmetterla alla nostra comprensione».

«Una volta hai scritto: La formazione del pensiero ha inizio con il tentativo di formulare in modi diversi un tema non ancora chiaro».
«Ah sì, non ricordo di averlo scritto. Ma è molto bello, lo condivido».
«Ma l’hai scritto proprio tu!».
«Mah… forse il mio alter-ego. Forse questo “pupazzo”».
«Ma è solo un abito, è solo decorativo».
«Ti sbagli, siamo noi. Questo pupazzo, quei sassolini lì, quel bigliettino che abbiamo bruciato. È il peso della nostra esistenza… la musica è proprio bella oggi. Ma che hai in mano?».
«Un angioletto di carta».
«Mmh… bello quel girasole!».
«C’è un momento di condivisione ora. Dobbiamo scrivere su questo biglietto ciò di cui vogliamo liberarci».
«È la gran moda del momento: condividere. Cose, emozioni, sentimenti, pensieri…».
«Ma tu che scrivi?».
«Non lo so. Forse niente. Lascio in bianco».
«Ma è da bruciare!?».
«Questa non è da bruciare!».
Lode a Mishima.

testo a cura di Ubaldo Villani-Lubelli, immagini di Annalinda Piroscia

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