Mi sento schiacciata dalla notizia della morte di Tommaso Labranca

Mi sento schiacciata dalla notizia della morte di Tommaso Labranca.

  • Labranca?, ma cosa è successo?, non è una persona che ha a che fare con te?, mi ha chiesto un collega stamattina d’improvviso.
  • Sì, il mio editore. Perché?, di cosa parli?, che cosa è successo?

Il collega non mi ha risposto, l’ho guardato molto male, ho cercato on line veloce sui tasti come faccio sempre quando ho una fretta cieca.

Morto. Nella notte. Sì, così leggo. Rileggo. Scrivo un messaggio. Morto.

Comincio a pensare, non riesco a pensare.

Ho un grande debito nei confronti di Tommaso. Non l’ho mai conosciuto di persona. Mi ha scritto nel 2011, attraverso il mio blog, dove mi aveva scovata cercando una raccolta di racconti sull'”amore” per la trasmissione “La bella estate” su Radio24. Ne venne fuori un’intervista per me incredibile, a distanza di anni vedo bene che ero una cretina [e lo sono dai, lo sono ancora], ostinatamente confinata in una cittadina molto molto a sud che pretendeva [e pretende ancora, con una tendenza piuttosto autolesionista mi pare a volte] di scrivere a modo suo, di autoprodursi finché non va come dice lei.

Nel 2011, quando ho veramente capito chi fosse, ci misi mesi per “digerire” la cosa. Ed è andata in crescendo. Non abbiamo perso i contatti per un po’, ci siamo scritti, io leggevo alcune delle sue cose [libri e blog] e commentavo. Poi nel 2013 decise di pubblicare quella stessa raccolta di racconti che aveva scovato con la neo-fondata micro-casa editrice 20090.

Tommaso è che è stata l’unica persona che mi ha davvero letta, analizzata, studiata, sostenuta, promossa; non dico l’unica in senso assoluto [anzi, ne avrei da ringraziare], intendo dire l’unica persona di un certo… genere, o forse dovrei dire ‘ambiente’ per capirci, ma so che questa parola non la userebbe. Sto parlando di un ambiente distante, lontano, nel quale t’aspetti di trovare chissà quali opportunità. Editoriale forse si direbbe, o… intellettuale? Ma che ne so, in queste ore non ragiono molto lucidamente su questa storia, e mi meraviglia di avere così scarso pudore nel mettermi a scrivere questa sorta di sfogo pubblico che vorrebbe essergli anche d’omaggio. Beh comunque Tommaso mi ha dato opportunità, è stato onesto, onesto in tutto, una persona educata e rispettosa. Difficile dicono, ma con me mai uno scontro come ne raccontano. Non l’ho cercato io, lui ha trovato me realizzando un desiderio che covavo.

Ho riletto diverse e-mail e alcuni messaggi che ci siamo scambiati. Sono certa che in questo momento avrebbe pessime parole per questo mio lacrimoso e in fondo autocelebrativo testo, ma è semplicemente la verità che Tommaso era una persona perbene e un artista acuto, brillante, anticonformista, geniale. Questa persona mi ha detto che scrivere è una cosa che so e devo fare. E io anche per questo continuerò a farlo. Però, Tommaso, questa tua morte non mi fa sentire bene, questa tua morte mi dà pensieri da ore, mi sento schiacciata da questa morte che in fondo non cambia niente nella mia vita. Nemmeno ti conoscevo di persona, quello che ho scritto non ti ha cambiato la vita e la professione, e tu non hai cambiato le mie. In concreto no. Ma dentro, dentro io mi sento schiacciata. Compressa nella mia somma pochezza, nella piccolezza delle cose che ho fatto e che mi pare di fare, nell’ostinazione che qualche volta mi fa far volare stracci, e soprattutto schiacciata in questo mio voler stare per conto mio a scrivere come voglio e credo, cosa che mi dicono spesso non mi porterà da nessuna parte ma che intanto m’ha fatto conoscere te. In questo modo così incredibile. Per cui essere grata.

Ciao Tommaso, tanto ci rivedremo.

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